COOPERAZIONE

CINA E RUSSIA, RELAZIONI CULTURALI A UN LIVELLO SUPERIORE

di Laura Ruggeri(*)

Quest’anno ricorrono 75 anni di rapporti bilaterali tra Cina e Russia e i due vicini hanno molti motivi per festeggiare. Come ha affermato l’ambasciatore cinese in Russia Zhang Hanhui, le relazioni sino-russe stanno vivendo “il miglior periodo nell’intera storia del loro sviluppo”.



Il partenariato strategico globale tra i due Paesi sta andando a gonfie vele poiché entrambi condividono la necessità di sostenere l’emergere di un ordine mondiale multipolare basato sul principio della sovranità paritaria. I loro legami commerciali ed economici sono in piena espansione – il volume d’affari è aumentato del 30% nel 2023, raggiungendo quasi 230 miliardi di dollari – si stanno costruendo infrastrutture e hub logistici, la cooperazione in campo scientifico e tecnologico è in crescita, gli scambi accademici si sono intensificati e il turismo si sta riprendendo dopo lo stop dovuto alla pandemia. Soprattutto, c’è ancora molto spazio per espandere e rafforzare la cooperazione in tutti i campi dell’attività umana.



I leader di entrambi i Paesi sono consapevoli che per realizzare l’immenso potenziale di questa partnership sono fondamentali il sostegno pubblico e le relazioni tra le persone. Un gradito passo avanti in questa direzione è la designazione del biennio 2024-25 come Anni della Cultura Russa e Cinese.

Il progetto biennale di scambi culturali prenderà il via a maggio con un concerto – le orchestre di strumenti popolari cinesi e russe suoneranno insieme intrecciando i fili delle loro tradizioni folkloristiche in un unico arazzo musicale, un’appropriata metafora del tipo di relazioni che i due paesi stanno sviluppando.

Gli scambi culturali mirano a favorire una comprensione più profonda e sfumata dei rispettivi soggetti sociali, valori, aspirazioni e tradizioni, consentendo alla sensibilità sociale di rispecchiare la realtà presente anziché essere offuscata da stereotipi e luoghi comuni obsoleti. La cooperazione culturale, invece, è un concetto strategico: le persone lavorano insieme per promuovere mutui interessi o raggiungere obiettivi comuni.

Sarà emozionante seguire ed esaminare i progressi delle relazioni culturali sino-russe nei prossimi due anni e vedere come si muoveranno a livello di cooperazione, ma prima dell’inizio del programma ufficiale potrebbe essere utile fare un bilancio della situazione passata e presente e concedersi qualche riflessione durante questo percorso.

Avendo vissuto in una cultura diversa negli ultimi decenni, esplorando e studiando diverse altre culture per ragioni personali e professionali, sono giunta alla conclusione che le esperienze culturali che più arricchiscono siano quelle che, attraverso l’incontro con un’altra cultura offrano un possibilità di riflettere in autonomia. Quanto più vari sono i contatti, tanto maggiori sono le opportunità di apprendimento. E Cina e Russia hanno molto da imparare l’una dall’altra. Innanzitutto, i governi di entrambi i Paesi sono determinati a salvaguardare le proprie tradizioni culturali e a considerare la propria storia come la sorgente di forza più vitale, profonda e duratura per il progresso. Sono anche consapevoli che la diversità culturale rischia di andare perduta non solo in Occidente, dove la mercificazione, la standardizzazione e l’instupidimento della cultura hanno portato a un diffuso decadimento intellettuale, ma anche nei loro Paesi. L’egemonia statunitense e la sua cultura di massa carica di ideologia e omogeneizzante stanno avendo ovunque un effetto devastante.

Cina e Russia hanno un interesse comune e una motivazione comune ad unire le forze in questo ambito, rafforzare la loro sovranità culturale e sostenere la loro produzione culturale dal momento che viene ignorata, cancellata in modo aggressivo o svilita dai media occidentali. Riconoscono la necessità di prendere le redini del potere della narrazione e desiderano promuovere il pluralismo culturale come aspetto integrante della multipolarità geopolitica al fine di confutare le pretese universaliste della cultura liberale occidentale. La vera multipolarità culturale è l’opposto del tipo di appropriazione e ibridazione che ha portato alla banalità e alla sterilità della cultura occidentale contemporanea – è lo scambio fruttuoso tra culture che non hanno perso la loro identità unica.

Il successo di questa cooperazione dipenderà in ultima analisi dall’intero ecosistema di partenariato strategico tra Cina e Russia perché gli scambi culturali non avvengono nel vuoto. Idealmente, l’esperienza acquisita nel formato bilaterale sarà condivisa con altri partner e fornirà l’impulso necessario per rafforzare la cooperazione culturale in ambito SCO, BRICS, BRI, CIS, EAEU.

Vale la pena sottolineare che la cultura può essere definita in senso ampio o ristretto: puoi considerarla come un sistema, una struttura, un processo oppure come un testo, un prodotto, ecc. Ogni approccio richiederebbe strategia, livello di investimenti e risorse diversi e coinvolgerebbe diversi interlocutori. Anche l’organizzazione di qualcosa di apparentemente semplice come una fiera alimentare richiede un alto livello di intelligenza culturale. E questo tipo di intelligenza deve essere coltivata.

Il successo e il fallimento della cooperazione culturale dipendono da molti fattori, interni ed esterni, ma anche quando le condizioni esterne sono ottimali e la strategia è chiara, una sottovalutazione della complessità della cultura, della sua natura interdisciplinare e altamente codificata, può intralciare gli sforzi migliori.

Per essere efficace, la cooperazione culturale richiede la selezione dei partner e dei consulenti giusti e un maggiore coordinamento tra mondo accademico, governo e società civile, tra i vari dipartimenti governativi, tra il settore pubblico e quello privato. E poiché puoi apprezzare solo qualcosa che è stato portato alla tua attenzione e che hai imparato a comprendere, i media (sia tradizionali che social network) e il sistema educativo giocano un ruolo cruciale.

È anche necessario imparare dagli errori del passato. Il problema è che quando si tratta di scambi culturali e di cooperazione è molto difficile misurarne il successo – l’analisi quantitativa racconta solo una parte della storia, spesso non quella più interessante. Per questo motivo, scopi e obiettivi dovrebbero essere fissati in modo molto chiaro e dovrebbero essere utilizzati ulteriori strumenti di valutazione.

Coltivare un pubblico e una sensibilità nuovi

La cancellazione della cultura russa da parte dell’Occidente non è solo una perdita per l’Occidente, ma è diventata un’opportunità per Russia e Cina di intensificare i loro scambi e rafforzare la loro cooperazione. Il pubblico cinese si gode una vasta gamma di spettacoli di livello mondiale poiché artisti, musicisti, compagnie di teatro e balletto russi hanno più tempo per tournée in Cina.

L’anno scorso l’Orchestra Mariinsky diretta da Valery Gergiev e l’orchestra di Vladimir Fedoseev si sono esibite ai piedi della Grande Muraglia a Pechino; inutile dire che i biglietti per tutti i concerti sono andati subito esauriti. In una recente intervista Gergiev ha affermato che spera un giorno di poter dirigere un’orchestra di giovani musicisti russi e cinesi.

In Cina l’interesse per la musica classica è oggi più forte che in Occidente. Si dice che 50 milioni di persone nel Paese suonino il pianoforte e che in ogni città siano state costruite sale da concerto all’avanguardia, come parte della strategia di sviluppo urbano della Cina. Il pianista russo Denis Matsuev, che recentemente è stato in tournée in Cina per un mese, ha parlato con entusiasmo della sua esperienza: “È stato semplicemente fantastico. A Shanghai il pubblico ha ascoltato di seguito cinque (!) concerti di Rachmaninoff (…) I fan? Incredibile. Ad ogni concerto c’era il tutto esaurito, mi sono state assegnate addirittura due guardie del corpo, tanto è stata esuberante la reazione del pubblico. A volte sembrava di essere ad un concerto rock. Suonavo principalmente classici russi: Čajkovskij, Rachmaninoff, Scriabin. In ogni città ho eseguito almeno sei bis, ho suonato in totale 54 brani. Ma anche questo non bastava, la gente desiderava comunicare dopo il concerto”.

Il balletto è un’altra forma d’arte classica molto apprezzata e ha un’ampia base di estimatori sia in Cina che in Russia. Prevedibilmente, i gruppi famosi russi come le compagnie di balletto Bolshoi e Mariinsky godono di uno status di culto in Cina.

Per quanto riguarda gli amanti delle arti visive, non c’è che l’imbarazzo della scelta: i musei sono impegnati a prestare capolavori e ad organizzare mostre che esplorano le ricche tradizioni che ispirano gli artisti cinesi e russi.

La musica classica, l’arte e il balletto sono da tempo al centro dello scambio culturale poiché possono trascendere le barriere linguistiche e connettere le persone a livello emotivo, anche se, va sottolineato, gli spettatori cinesi non sono scoraggiati dalle differenze linguistiche – sono cresciuti con l’abitudine di leggere i sottotitoli. A Shanghai e Pechino hanno acquistato tutti i biglietti e hanno assistito a un adattamento di otto ore del Placido Don di Mikhail Sholokhov messo in scena dal Teatro Masterskaya di San Pietroburgo. E dopo la chiusura del sipario, si sono trattenuti in teatro per discutere dell’opera. Molti di loro avevano letto Sholokhov, la cui influenza sulla letteratura cinese non può essere sottostimata.

Lo scambio culturale basato su opere d’arte classiche (alta cultura) ha certamente i suoi meriti ed è una pratica consolidata da tempo, ma non è necessariamente il più efficace nel plasmare la percezione delle masse e l’opinione pubblica.

Piaccia o meno, la musica pop e i film di tendenza raggiungono un pubblico molto più ampio e qui la potenza del mercato è il fattore determinante. Il cantante russo Vitas si è reso conto molto tempo fa di quanto fosse promettente il mercato musicale cinese e ha scommesso su di esso: ha incluso canzoni in cinese nel suo repertorio, ha recitato in produzioni cinematografiche e televisive locali. Ora si esibisce in stadi pieni e trascorre la maggior parte del tempo in Cina.

Anche un’altra pop star russa, Polina Gagarina, è molto popolare in Cina. Nel 2019 ha preso parte a Singer, un concorso musicale trasmesso dalla televisione cinese, e ha conquistato il cuore di milioni di ascoltatori con la sua interpretazione della canzone Cuckoo di Viktor Tsoi.

Per quanto riguarda il cinema, il suo impatto sulla società e sulla cultura popolare va ben oltre l’intrattenimento: sfumando il confine tra finzione e realtà, registi e narratori influenzano le norme sociali, modellano le nostre percezioni, i nostri valori e persino la nostra coscienza. Questo potere è stato a lungo sfruttato da Hollywood, un vasto apparato militarizzato di propaganda. Alford e Secker nel loro libro National Security Cinema rivelarono che la CIA e il Pentagono avevano lavorato su più di ottocento film di Hollywood e su oltre un migliaio di programmi televisivi. La buona notizia è che il pubblico cinese e russo è ora molto meno esposto a questa propaganda.

Nel marzo 2022, quando la Russia è stata colpita da una raffica di sanzioni, i principali studios di Hollywood si sono uniti al boicottaggio e hanno annunciato che avrebbero ritirato i loro film. Ma come abbiamo visto in altri settori, le sanzioni si sono in gran parte rivelate controproducenti e hanno creato opportunità senza precedenti sia per i produttori nazionali che per quelli esteri.

Nel 2023, sulle piattaforme di streaming russe è apparso un numero record di nuovi film e serie TV. In effetti, ora ci sono più contenuti sulle piattaforme di streaming russe rispetto agli anni precedenti, quando Hollywood non era ancora uscita dal mercato. A questo trend di successo hanno contribuito in particolare due fattori – l’acquisto di film e serie TV da Paesi che non hanno imposto sanzioni e il crescente numero di contenuti prodotti a livello nazionale.

In Russia, Cheburashka di Dmitry Dyachenko è stato il campione assoluto del botteghino, superando le più rosee aspettative. Il film è una commedia animata per bambini live-action, basata su un personaggio dei cartoni animati sovietici che è stato utilizzato come mascotte nazionale russa per tre diversi Giochi Olimpici. La sua popolarità è andata ben oltre i confini dell’URSS ed è durata anche dopo la sua dissoluzione.

Il secondo posto dopo Cheburashka tra i record di incassi è stato conquistato dal film At the Pike’s Behest (aka Wish of the Fairy Fish), basato sulla nota fiaba popolare di Emelya il Matto e il suo luccio dispensatore di desideri. Quest’anno è prevista l’uscita di altri adattamenti cinematografici di famose fiabe russe e di libri per bambini, per colmare il vuoto lasciato dalla Disney e per sfruttare il ricco mercato dei film per famiglie.

Il pubblico cinese, invece, ha perso interesse per i film di Hollywood: nessun film statunitense si è classificato tra i 10 film con i maggiori incassi in Cina lo scorso anno. Il colpo agli studios statunitensi si è fatto subito sentire a Tinsel Town. La Cina è il più grande botteghino del mondo e i produttori statunitensi facevano affidamento su questo mercato per i loro profitti.

In un contesto di crescenti tensioni con gli Stati Uniti, gli spettatori cinesi hanno preferito i blockbuster nazionali. La Cina sta producendo film di alta qualità che hanno una forte risonanza sul pubblico nazionale e sempre più su quello globale. I primi due film del Paese nel 2023 evidenziano la diversità dell’offerta: Full River Red, un mystery-comedy-thriller ambientato negli stretti passaggi e nelle buie stanze di un complesso militare della dinastia Song nel 1146, è ispirato a eventi storici e a una poesia che si dice sia stata scritta dall’eroico generale Yue Fei. Mentre il film esplora vari temi, tra cui il patriottismo, la lealtà, il tradimento e gli intrighi politici, il suo regista di fama mondiale, Zhang Yimou, mescola senza sforzo generi diversi senza condurre lo spettatore in un cul-de-sac postmodernista.

Il secondo successo al botteghino, The Wandering Earth 2, è un prequel dell’omonimo blockbuster di fantascienza del 2019, basato su una storia di Liu Cixin, uno scrittore di fama internazionale, ed è ricco di spettacolari effetti CGI. Nel mezzo di una crisi globale – il Sole morente sta per esplodere e inghiottire la Terra – la Cina si erge a salvatore dell’umanità mentre i paesi occidentali precipitano nel caos. Investendo la maggior parte delle risorse tecnologiche, finanziarie e umane, la Cina costruisce motori giganti per modificare l’orbita terrestre. Il film riflette la posizione sempre più assertiva della Cina nella politica globale ed esemplifica la visione del presidente Xi per una “comunità dal destino condiviso”, cioè un senso di dovere verso l’umanità, mettendo in mostra sia i valori cinesi che i progressi tecnologici – le imprese statali in settori chiave hanno preso parte al progetto, contribuendo con robot, computer quantistici, stampa 3D e attrezzature industriali pesanti. Questa produzione da 90 milioni di dollari, il film di fantascienza cinese di maggior successo in patria e nei mercati esteri, dimostra che gli studios cinesi stanno entrando nell’industria globale dell’intrattenimento e dei media e contribuiranno a costruire il soft power cinese in un momento in cui il potenziale creativo di Hollywood sembra esaurito: la lista dei film hollywoodiani più attesi del 2024 presenta ancora una volta solo sequel e spinoff, reboot e revival invece di progetti originali.

Sebbene il cinema russo contemporaneo sia popolare in Cina, non è un fenomeno di massa. Negli ultimi anni i film russi di maggior successo in Cina in termini di incassi al botteghino sono stati Going Vertical, un dramma sportivo sulla vittoria della squadra nazionale di basket sovietica contro la squadra olimpica statunitense del 1972; The Snow Queen 3: Fire and Ice, un fantasy animato in 3D sull’importanza della famiglia e dell’aiutare gli altri; He Is a Dragon, un film romantico in 3D ambientato in un mondo fantastico immaginario, vagamente basato su Kievan Rus; T-34, un film di guerra sulla vita di un comandante di carri armati che viene catturato dalle truppe naziste e poi pianifica la sua fuga definitiva insieme al suo equipaggio di carri armati appena reclutato. Il titolo fa riferimento al T-34, un carro armato sovietico della Seconda Guerra Mondiale utilizzato sul fronte orientale e il film si conclude con una dedica agli equipaggi dei carri armati dell’Armata Rossa della Grande Guerra Patriottica, i quali guadagnarono lo status di eroi per aver combattuto contro l’invasione del il loro Paese.

I film sovietici, invece, erano incredibilmente popolari in Cina e hanno lasciato un’eredità duratura. I cinesi addirittura suonano i brani di questi film con i loro strumenti popolari e citano ancora alcune delle loro battute. Nel 2016 è stata messa in scena a Pechino un’opera teatrale basata su Office Romance (1977) di Eldar Ryazanov. La storia è diventata nuovamente un successo poiché i problemi che i personaggi affrontano nel film sono senza tempo. Han Tongsheng, che ha interpretato il ruolo di Novoseltsev nell’adattamento teatrale, spiega il successo di Office Romance in Cina:

“Quelli di noi che sono nati negli anni ’50 e ’60 sono cresciuti con l’arte, la musica e il cinema sovietici, che ci hanno influenzato molto. Con questa performance vogliamo raccontare ai giovani ciò che abbiamo respirato e vissuto. Perché è una storia su di noi. Ed è ancora rilevante”.

Nel 2023 il pubblico russo ha avuto la possibilità di apprezzare produzioni cinematografiche cinesi che mostrano la fiducia della Cina non solo nella sua cultura ma anche nel suo esercito. Dopo aver visto Born to Fly (aka King of the Sky), un film sui piloti collaudatori che sfidano la morte per garantire il progresso dell’aviazione militare, gli spettatori russi ne hanno lodato sia il patriottismo che gli effetti spettacolari.



The Eight Hundred, un classico del cinema militare cinese dedicato alla Battaglia di Shanghai del 1937, durante la Seconda Guerra Sino-Giapponese, è stato accolto calorosamente sia dal pubblico che dalla critica, che ne ha apprezzato la monumentalità, le battaglie epiche e l’intensità dell’azione.



Sembra che il cinema cinese a tematica militare stia gradualmente trovando in Russia un pubblico che lo apprezza. Anche La battaglia del lago – film e sequel su un ampio periodo temporale della guerra di Corea, ha avuto un riscontro molto positivo da parte degli spettatori.

Decolonizzazione e sicurezza psico-storica



Nonostante le profonde differenze culturali, in epoca sovietica un’ideologia condivisa ha facilitato la crescita e l’approfondimento delle relazioni culturali e politiche tra Cina e URSS, e nemmeno la dolorosa spaccatura sino-sovietica degli anni Sessanta ha distrutto la gratitudine nella società civile – i ricordi della Seconda Guerra Mondiale erano ancora vivi e modellavano le percezioni reciproche. Poi, negli anni Novanta, Cina e Russia hanno aperto le porte alla cultura occidentale mercificata – banale, di cattivo gusto e finalizzata ad un minimo comune denominatore. Questa cultura, globalizzata da Internet, ha influenzato il gusto popolare e ha favorito un’immaginazione sociale che, trascendendo il tempo e il luogo, poteva seriamente minare l’identità nazionale. L’apertura di percorsi contraddittori e dissonanti per la formazione dell’identità culturale, personale e di genere ha portato anche a una confusione diffusa e a un’esplosione di problemi di salute mentale, soprattutto tra gli adolescenti. La Cina ha riconosciuto per tempo il rischio e ha adottato diverse misure per promuovere la sovranità digitale: queste includono tra le altre il blocco dell’accesso a siti web specifici e motori di ricerca controllati e potenziati dal governo statunitense e dai suoi alleati. La Russia ha avviato questo processo solo dopo il lancio dell’operazione militare in Ucraina.



Ma liberare i cuori e le menti da forme interiorizzate di colonizzazione è più difficile che erigere barriere digitali. La prevenzione è fondamentale ed è per questo che le scuole e la cultura sono considerate una prima linea di difesa. Sia Pechino che Mosca comprendono l’importanza di questo compito: la sovranità nazionale può essere difesa solo da persone ideologicamente e culturalmente sovrane.



La cultura è uno dei pilastri del Piano quinquennale cinese, il che significa che il governo sta compiendo uno sforzo concertato per sostenere gli investimenti cinesi in questo settore e sta facendo leva sulla cultura per migliorare la propria governance, guidare lo sviluppo e rafforzare l’identità nazionale. Nelle parole di Xi Jinping: “Senza piena fiducia nella nostra cultura, senza una cultura ricca e prospera, la nazione cinese non sarà in grado di ringiovanire se stessa”.



Se la crescente fiducia culturale della Cina può essere osservata da chiunque visiti il Paese, il suo soft power sta ancora cercando la sua strada. Tuttavia, mentre l’atteggiamento aggressivo dell’Occidente, la promozione aggressiva dell’agenda LGBT+, l’ipocrita dimostrazione di virtù, gli evidenti doppi standard, le bugie e le ambizioni egemoniche allontanano la maggioranza globale, è facile capire perché il pubblico del Sud globale stia diventando più ricettivo nei confronti dei valori fondamentali della tradizione cinese. Dopo tutto, la responsabilità e la coesione sociale, l’armonia e la cooperazione, il perseguimento di obiettivi collettivi, il rispetto reciproco e la lealtà sono considerati valori positivi non solo in Cina, ma anche nelle società non individualiste in cui le persone sono coinvolte in una complessa rete di obblighi e responsabilità di parentela – i diritti, i desideri e le libertà individuali sono controbilanciati dai doveri familiari e comunitari.

Al contrario, i miti fondanti dell’identità e della cultura nordamericana sono l’individualismo e l’eccezionalismo. Secondo questi miti, gli Stati Uniti sono una terra di opportunità illimitate, fondata da coloro che fuggivano dalla gerarchia e dall’oppressione del Vecchio Mondo (non importa il genocidio delle popolazioni native nel Nuovo Mondo). Ma poiché il sogno americano della mobilità sociale verso l’alto si è infranto irrimediabilmente e l’unica consolazione per l’individuo è la libertà di scegliere il proprio sesso o di sposare partner dello stesso sesso, il neoliberismo statunitense, basato sul darwinismo sociale e sull’individualismo, sull’egoismo e sulla competizione spietata, difficilmente può rappresentare un modello auspicabile per i Paesi in via di sviluppo. Lo sono la cooperazione, la fiducia e la coesione sociale che sono alla base della capacità dei gruppi umani, delle intere società e delle organizzazioni politiche, come gli Stati, di raggiungere gli obiettivi comuni.

Se in precedenza l’orientamento verso l’Occidente era visto come un segno di modernizzazione e progresso in Cina e Russia, non è più così. Il declino della leadership occidentale è evidente e solo coloro che vivono nella caverna platonica creata dai media occidentali non riescono a vederlo.

Gli operatori culturali cinesi e russi potrebbero cogliere l’attimo, coordinare i loro sforzi e coltivare narrazioni che risuonino in modo più autentico con il pubblico nazionale e globale, contrastando le narrazioni egemoniche distorte contro di loro. Ma i loro sforzi devono essere sostenuti e coordinati a livello statale attraverso la sponsorizzazione di festival letterari, artistici, cinematografici e musicali, programmi di accoglienza per artisti, tournée, riconoscimenti e premi, perché un sistema che nutre il talento non può semplicemente fare affidamento sulle forze del mercato e sugli standard anglo-americani. Un tale sistema deve generare le proprie forze di selezione e auto-rinnovamento e coinvolgere con fiducia gli operatori culturali del Sud del mondo che sono stati emarginati a causa di un equilibrio di potere ineguale.

Il liberalismo occidentale ha generato il proprio sistema di valori, ma è evidente che questo non si adatta non solo alle altre culture ma allo stesso Occidente – le guerre culturali stanno dilaniando la società negli Stati Uniti e nei paesi europei.

Le élite occidentali si sono imbarcate da tempo in una missione volta a cancellare e riscrivere la storia per mascherare i propri crimini, dipingere se stessi come moralmente superiori e gli oppositori come barbari, distruggere le identità personali e nazionali per sostituirle con identità fittizie che meglio servano ai loro interessi.

I Paesi sovrani, d’altro canto, stanno reagendo e stanno ponendo giustamente la storia e la cultura al centro del loro programma di rinnovamento nazionale.

Cina e Russia sono Stati-civiltà, civiltà polietniche e multiconfessionali, unificate da una lingua comune, un codice culturale e una memoria nazionale. Stanno costruendo il loro futuro preservando il passato attraverso un’interazione dialettica tra passato e presente. Le civiltà dinamiche e viventi non recidono le proprie radici, instillano il rispetto per il passato e per le conquiste delle generazioni precedenti.

La Cina è l’unico paese al mondo in cui la letteratura viene scritta in un’unica lingua da più di 3.000 anni, mentre l’alfabeto cirillico ha creato uno spazio culturale comune prima nei paesi slavo-ortodossi, poi nell’impero russo e infine nell’URSS. Suggerirei addirittura che l’uso di una scrittura distintiva abbia dato a Cina e Russia l’impulso necessario per sviluppare i propri ecosistemi digitali a pieno titolo, ed essi sono tra i pochi Paesi al mondo ad averlo fatto. In realtà il cirillico ha ora un’impronta più ampia online che offline.

Sebbene i media digitali abbiano cambiato le abitudini di lettura, non si può negare che cinesi e russi si considerino gli orgogliosi eredi di una ricca tradizione letteraria che riflette tutte le sfaccettature del loro carattere spirituale e nazionale. Xi Jinping cita così spesso gli antichi classici cinesi nei suoi discorsi e articoli che un libro con la raccolta di queste citazioni è stato pubblicato e tradotto in diverse lingue. Ma non è il solo: la maggior parte dei cittadini cinesi conosce a memoria almeno alcune poesie classiche. Per quanto riguarda la Russia, non è raro sentire persone recitare poesie o brani dei loro libri preferiti negli ambienti più improbabili e indipendentemente dall’istruzione o dall’occupazione della persona.

I diplomatici russi hanno di recente rivelato di aver dovuto abbassare il livello dei loro discorsi per farli capire alle loro controparti occidentali. Nei discorsi citavano classici stranieri e russi, ma hanno dovuto abbandonare questo espediente retorico. Dmitry Polyansky, vice rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, ha spiegato: “I nostri partner ora potrebbero essere individui meno colti, quindi occasionalmente vogliamo parlare in termini più semplici per assicurarci che il nostro messaggio arrivi”.

Come ha ripetutamente sottolineato l’autore russo Zakhar Prilepin, viviamo tutti nella lingua, nella memoria, e questo significa nella cultura. Se alcuni eventi non vengono registrati nella nostra letteratura e nella nostra musica, non diventeranno mai parte della nostra coscienza nazionale.

Dal 2017 le lezioni di Prilepin sulla letteratura russa vanno in onda settimanalmente su NTV e altre piattaforme e contribuiscono a ricontestualizzare e divulgare le opere letterarie al di fuori delle aule e dei circoli accademici. La sua attività evidenzia l’importanza di coltivare insieme la sensibilità culturale e quella politica: chi perde la memoria, la lingua e la cultura perde se stesso e la propria terra.

La sicurezza psicostorica dovrebbe diventare parte integrante della sicurezza nazionale poiché il declino di una società inizia con il degrado del suo sistema educativo e della sua cultura.

Pechino e Mosca sono consapevoli che la NATO considera la mente un dominio operativo e non ha remore a trasformarla in un campo di battaglia. Il concetto di Guerra Cognitiva è al centro dell’imperativo per lo sviluppo della guerra della NATO, che recita: “L’obiettivo è cambiare non solo ciò che pensano le persone, ma il modo in cui pensano e agiscono. Se condotto con successo, modella le convinzioni individuali e di gruppo e influenza le loro azioni. Nella sua forma estrema, ha il potenziale di fratturare e frammentare un’intera società, tanto da non avere più la volontà collettiva di resistere alle intenzioni dell’avversario. Un avversario potrebbe plausibilmente sottomettere una società senza ricorrere alla forza o alla coercizione”.

Andrey Ilnitsky, consigliere del ministro della Difesa russo, che studia da anni la guerra mentale, ha avvertito che questi attacchi concertati non risparmiano nessun settore della società. Mirano ai fondamenti civilizzatori, ideologici e morali-spirituali della società, al suo pensiero filosofico e metodologico, al suo sviluppo scientifico, alle istituzioni e alle dirigenze, al suo settore economico e tecnologico. Mirano a minare la fiducia e la stabilità sociale, a creare un abisso generazionale che potrebbe effettivamente separare le generazioni più giovani dalla coscienza storica e dalla cultura del loro Paese. Attraverso il degrado della classe politica e della vita intellettuale di un paese, l’avversario può influenzarne le priorità strategiche e il percorso di sviluppo e, in ultima analisi, distruggerne la sovranità.

Non solo il decadimento morale e intellettuale delle élite occidentali è determinante nella distruzione sia dello stato che della società nei loro Paesi, ma la loro ignoranza, le carenze cognitive e l’irresponsabilità rappresentano anche un rischio per la sicurezza globale. Questo è ciò con cui si confrontano la Cina, la Russia e molte altre nazioni del Sud del mondo. Capiscono che per difendersi da questo marciume dilagante devono lavorare insieme.

Nonostante la volontà ci sia, la collaborazione in campo culturale è stata ostacolata da una grave carenza di mediatori e interpreti culturali in entrambi i Paesi. E sebbene in altri campi la traduzione automatica aiuti in qualche modo a superare la barriera linguistica, questa soluzione è tristemente inadeguata e mostra tutti i suoi limiti quando si tratta di traduzione e condivisione di elementi culturali. Questo non è solo un compito linguistico, richiede una profonda comprensione sia delle culture di origine che di quelle di destinazione e, sebbene attualmente si stiano compiendo sforzi per formare più specialisti, ci vuole tempo per soddisfare una domanda che sta crescendo in modo esponenziale. Oggi la Cina conosce la Russia molto meglio di quanto la Russia conosca la Cina, dove ci sono molte più persone che studiano il russo e non solo per l’ampiezza della sua popolazione. Tuttavia, la situazione sta cambiando e sempre più università in Russia insegnano il cinese.

Perché la letteratura è ancora importante

La relazione tra lingua, cultura e pensiero è simbiotica e la creazione di significato deve in ultima analisi includere tutti e tre i punti di questo triangolo d’oro. Una delle espressioni più alte di questo rapporto tripartito è la letteratura.

Fortunatamente la Cina e la Russia possiedono due delle più importanti tradizioni letterarie del mondo e il rispetto per il passato ha influenzato la conservazione delle fonti culturali e la trasmissione di questa eredità letteraria. In Cina e in Russia sia i riformatori che i rivoluzionari comunisti dell’inizio del XX secolo credevano nel potere della letteratura come strumento di emancipazione: i testi letterari fornivano una via d’accesso all’alfabetizzazione e giocavano un ruolo cruciale nello sviluppo linguistico, politico, emotivo e intellettuale dei cittadini.

Anche se le persone leggono sempre meno libri, la letteratura occupa ancora una posizione importante in entrambi i paesi e il suo ruolo nello scambio culturale richiede certamente una rinnovata attenzione. Tradizionalmente i libri sono stati i più grandi impollinatori delle nostre menti, diffondendo idee attraverso lo spazio e il tempo e questo è ancora più vero nelle culture che attribuiscono un grande valore alla parola scritta. La letteratura, in quanto portatore unico di informazioni socio-storiche e culturali, riflette ed è allo stesso tempo un mezzo per riflettere sulla cultura in cui è prodotta.

L’accettazione formale della letteratura russa da parte della Cina iniziò con la traduzione de La figlia del capitano di Alexander Pushkin all’inizio del XIX secolo. La letteratura russa si diffuse in tutta la Cina molto rapidamente e su larga scala durante il Movimento per la Nuova Cultura negli anni ’10 e ’20. Ha messo radici in Cina durante questo periodo perché rifletteva i bisogni sociali e politici della Cina dell’epoca, come ha detto al Global Times Liu Wenfei, presidente dell’Associazione per la ricerca sulla letteratura cinese e russa. Successivamente, dopo la fondazione dell’Unione Sovietica, il paese divenne un modello per il popolo cinese e la sua lotta di liberazione, e i testi russi una fonte di creatività a cui attingere. I cinesi divennero avidi lettori dei classici sovietici e molti di loro sono ancora in grado di recitare il famoso detto di Pavel Korchagin, il protagonista del romanzo realista socialista Come fu temprato l’acciaio, sulla liberazione dell’umanità.

La letteratura bellica sovietica, come ad esempio Hanno combattuto per il loro Paese dell’autore russo Mikhail Sholokhov, e il romanzo breve Giorni e notti di Konstantin Simonov hanno fortemente ispirato il popolo cinese durante la guerra. Tra la fondazione della Repubblica popolare cinese nel 1949 e il 1958, la Cina ha tradotto 3.526 opere letterarie russe e stampato 82 milioni di copie, circa due terzi del numero totale di opere letterarie straniere tradotte e tre quarti delle stampe durante questo periodo. Anche adesso, i libri di testo cinesi includono molte opere letterarie russe come la poesia di Pushkin Se la vita ti inganna e il famoso racconto Il fiore dai sette colori.

Tuttavia, la disintegrazione dell’Unione Sovietica nel 1991 e l’ascesa dell’anglo-globalismo hanno portato a cambiamenti nella circolazione dei testi letterari mondiali. L’inglese è ancora egemone nel mercato culturale globale e per rimediare ai danni causati dall’imperialismo linguistico e culturale è necessario uno sforzo concertato. Il modello gerarchico centro/periferia ha plasmato i flussi culturali: le periferie non comunicavano più direttamente, ma attraverso un centro, e questa pratica rafforzava la posizione privilegiata del centro. Il centro stabiliva gli standard, forniva riconoscimento e visibilità solo ad autori selezionati della periferia il cui lavoro era utile a rafforzare i tropi orientalisti o a spingere varie agende socio-politiche, con la letteratura “dissidente” come chiara vincitrice. Spesso questi autori hanno trovato il successo in patria solo dopo che le loro opere erano state pubblicate in inglese, cioè dopo che il centro aveva concesso loro l’imprimatur. Ma nel contesto della globalizzazione culturale, questo modello centro/periferia è solo una parte della storia: non rende conto della crescente entropia del sistema, della frammentazione anarchica del mercato letterario e del campo culturale nell’era delle comunità digitali.

Se guardiamo la classifica dei Best Sellers del 2023 in Russia notiamo al primo e al secondo posto i libri di un’autrice cinese, conosciuta con il suo pseudonimo Mo Xiang Tong Xiu, con cinque volumi della serie fantasy Heaven Official’s Blessing liberamente ispirata alla mitologia cinese. L’edizione in lingua russa è apparsa grazie agli sforzi dei fan di Mo Xiang Tong Xiu che hanno raccolto oltre 15 milioni di rubli.

Ma prima di festeggiare questo successo, bisogna sapere che i romanzi di Mo Xiang Tong Xiu appartengono al genere danmei (耽美), l’amore romantico tra ragazzi o giovani uomini con tratti somatici idealizzati e androgini. Questo genere ha avuto origine in Giappone ed è stato introdotto in Cina all’inizio degli anni ’90, quando una grande quantità di manga giapponesi pirata ha invaso il mercato cinese. Comprende narrativa, manga, anime, giochi, canzoni, cosplay e ha acquisito un’enorme popolarità in Asia orientale e nel mondo, creando una propria sottocultura. Mo Xiang Tong Xiu ha ottenuto un enorme successo in Cina pubblicando le sue storie online, in particolare su JJWXC, un sito web in lingua cinese che adotta un modello commerciale di pagamento diretto: gli autori mettono porzioni delle loro opere dietro a dei paywall. La disponibilità di tecnologie Internet che garantiscono l’anonimato agli autori, così come la semplicità della creazione e della distribuzione dei contenuti, hanno giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo della sottocultura danmei.

Per anni le autorità cinesi hanno lanciato l’allarme per la rapida ascesa della fandom culture e hanno chiesto misure per disciplinarla. I Fanquan, che letteralmente significa “circoli di fan”, sono gruppi altamente organizzati di fan appassionati e fedeli che usano volontariamente il loro tempo, denaro e competenza per rendere i loro idoli, di solito cantanti pop, attori o scrittori in erba, il più popolari e influenti possibile. Nel 2020, circa l’8% dei 183 milioni di netizen minorenni cinesi si è impegnato in attività di rafforzamento della reputazione dei propri idoli. La fedeltà dei fan può diventare cieca e tossica, dando origine a troll online, acquisti impulsivi di prodotti associati, dicerie, cacce all’uomo nel cyberspazio e altri problemi sociali.

In Cina sono stati compiuti sforzi per contenere la diffusione del danmei. L’Amministrazione nazionale della radio e della televisione cinese (NRTA) ha introdotto norme per impedire che programmi e serie televisive promuovano “celebrità maschili effeminate e un’estetica anormale”.

Per fortuna, oltre ai libri di Mo Xiang Tong Xiu, anche il lavoro di un altro, più degno scrittore cinese, figura nella lista dei best seller russi nel 2023: il visionario personaggio di spicco della fantascienza Liu Cixin. Ha scalato le classifiche con la sua trilogia Remembrance of Earth’s Past (aka The Three-Body Problem) e The Wandering Earth. I relativi adattamenti cinematografici hanno accresciuto la fama di Liu ben oltre i circoli letterari.

Se diamo uno sguardo al tipo di letteratura russa attualmente letta in Cina, notiamo che nessun romanzo russo figura tra i best-seller stranieri, sebbene Come fu temprato l’acciaio di Nikolai Ostrovsky, originariamente pubblicato in URSS nel 1932 e ampiamente letto in Cina negli anni ’50, è stato ripubblicato nel 2019 ed è diventato nuovamente un enorme successo dopo che il romanzo è stato adattato in una serie TV.

Secondo Liu Wenfei, la diversificazione senza precedenti della letteratura russa e i cambiamenti sociali avvenuti dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, ovvero l’anarchia del mercato, rendono più difficile per gli autori russi contemporanei entrare nel mainstream cinese. Molte persone in Cina hanno ancora familiarità e passione per la letteratura sovietica e i classici russi, ma non hanno molta dimestichezza con la scena letteraria contemporanea.

Il sostegno statale potrebbe aiutare gli scrittori russi a tradurre, pubblicare e promuovere le loro opere in Cina, il cui mercato librario è uno dei più grandi al mondo. Dal 2001 si è registrata una crescita continua, fino al picco nel 2019 (102 miliardi di yuan, pari a 14,8 miliardi di dollari al cambio allora in vigore).

La storia delle relazioni letterarie russo-cinesi degli ultimi trecento anni mostra chiaramente che il merito artistico è un fattore importante ma non l’unico che garantisce la pubblicazione di un’opera (una splendida scrittura e i riferimenti culturali possono facilmente andare persi nella traduzione). Non meno importante è la consonanza del contenuto ideologico e spirituale di un’opera letteraria con le opinioni, le aspirazioni e i valori predominanti nel Paese destinatario.

(*) Articolo pubblicato in inglese su Strategic Culture: https://strategic-culture.su/news/2024/03/21/china-and-russia-are-taking-cultural-relations-to-next-level/